top of page

Dimmi che hai bisogno di me: codipendenza

Aggiornamento: 27 gen 2022


Gloria Noriega Gayol ha condotto una ricerca su 830 donne messicane, dando un contributo fondamentale nella comprensione della trasmissione del copione e della codipendenza. Grazie a questo suo contributo ha vinto il Premio Berne nel 2008.


La codipendenza è un modello di relazione disfunzionale basato su comportamenti specifici: la persona codipendente vive in funzione della realizzazione dei bisogni dell’altro e per farlo svaluta i propri bisogni, il proprio sentire. Questo comportamento nasconde in realtà un nucleo molto fragile, che è rimasto inascoltato per molto tempo.

Nella storia di vita della persona codipendente spesso si rintraccia la presenza di un ambiente familiare in cui erano presenti alcolismo, dipendenza da sostanze o fattori di stress prolungati nel tempo. In un contesto di questo tipo i problemi del genitore sono così ingombranti e gravi da non lasciare altro spazio, bisogna crescere in fretta e prendersi cura di quel genitore che non è in grado di farlo da sè. Quella bambina ha lasciato da parte sè stessa, i suoi bisogni, gli interessi, i sentimenti e i pensieri, “per vivere in funzione di una sicurezza che deriva dall’accettazione degli altri. In seguito diviene un’abitudine e la persona continua così al punto di perdersi, al punto di non sapere più chi è né che cosa vuole fare nella vita” (Noriega Gayol, G., 2015. Il copione della codipendenza nella relazione di coppia. Roma: Alpes Italia). All’interno di questa simbiosi ciascuno dei due ha bisogno dell’altro: l’alcolizzato ha bisogno che qualcuno si prenda cura di lui, la donna ha bisogno che il compagno alcolizzato dipenda da lei. La stabilità che deriva da questa situazione simbiotica, è acquisita ad un caro prezzo, che corrisponde alla svalutazione e alla rinuncia delle proprie risorse di persona adulta.

Alcuni aspetti della persona codipendente risaltano nel momento in cui si relaziona con un altro:

- la negazione, cioè la svalutazione ad esempio attraverso autoinganni e giustificazioni, l’imposizione di un’immagine migliorativa all’esterno;

- lo sviluppo incompleto dell’identità, dovuto alla simbiosi secondaria irrisolta, che si può osservare, ad esempio, nella difficoltà a stabilire dei limiti e a prendere decisioni, nei sentimenti di autosvalutazione e impotenza, nella mancata consapevolezza dei propri bisogni;

- l’inibizione delle emozioni, la persona si mostra compiacente, evita i conflitti, ha timore di creare problemi e di perdere l’accettazione dell’altro;

- l’atteggiamento salvifico: la persona tenta di controllare l’ambiente mediante la risoluzione dei problemi altrui, l’eccessivo lavoro, il perfezionismo, la richiesta di farsi carico di responsabilità altrui.

Il copione della codipendenza è così intrecciato con quello culturale da essere difficilmente riconoscibile nella sua drammaticità: una donna su quattro è codipendente, secondo lo studio di Noriega, eppure questo disturbo non è ancora classificato in nessun manuale diagnostico. Anzi, in molti contesti è molto ben vista la donna codipendente che si annulla e che si dedica completamente al soddisfacimento dei bisogni e dei desideri del marito. Per non parlare di tutte le professioni d’aiuto, nonché il mondo del volontariato, che sono catalizzatori molto efficaci per persone con questo tipo di disturbo.





Post recenti

Mostra tutti

RESPIRI

Stanchezze

bottom of page