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ONDE

Alle volte te lo aspetti, ma non succede: ti tremavano quasi le gambe passando da quell’incrocio, ma è filato tutto liscio. “Sono forte”, pensi.

Ti sbagli, e lo sai.

Alle volte arriva all’improvviso: mentre prepari una zuppa di verdure o mentre leggi un articolo di giornale.


Arriva come un’onda grandissima che non hai visto arrivare e, senza che te ne potessi accorgere, hai la testa sotto l’acqua.

Magari è il meteo.

Magari sono gli ormoni.


Erskine e Zalckman (1979) hanno messo a punto questo schema eccezionale, lo hanno chiamato Sistema ricatto, che permette di visualizzare in modo chiaro il funzionamento di una persona.

È uno schema su più colonne che, compilato correttamente, permette di osservare il collegamento tra diversi elementi: le credenze su di sé, sugli altri e sul mondo; i comportamenti osservabili, le esperienze corporee interne e le fantasie mentali; i ricordi che confermano le proprie credenze.


Può essere utile fare un esempio, anche se un po’ generico e non riferito a qualcuno in particolare. Una persona può pensare di sé che non è capace, che non ce la farà, che se sbaglia è tutta colpa sua, mentre gli altri sono migliori, se sbaglierà non la vorranno e non saranno mai contenti per quanto faccia. Il mondo è percepito come un posto pericoloso e imprevedibile. Tra i comportamenti osservabili si può notare un ritiro, un evitamento delle attività e un’agitazione psicomotoria. Le esperienze corporee interne riferite sono legate all’ansia, quindi magari comprendono una sensazione di difficoltà a respirare, la testa leggera, la tachicardia. Nelle fantasie può immaginarsi scenari di fallimento, di abbandono. Questa persona tenderà a ricordare con più facilità e magari anche in maniera distorta, eventi che possono confermare le sue credenze, andando così a rinforzare continuamente questo sistema.


Nella prima colonna, insieme alle opinioni, si indica anche il sentimento ricatto. Spesso accade che alcune emozioni non siano consentite in una famiglia, alle volte è una questione culturale legata al genere, alle volte è semplicemente una tradizione di famiglia. Ad esempio, in alcune famiglie non ci si arrabbia, ma piuttosto si piange, si è tristi. Altri bambini crescono senza poter contattare la gioia, magari quando si vive con una persona gravemente malata. Oppure non si può tanto piangere, e allora, al contrario di quello che accade in altre famiglie, ci si arrabbia invece di sentire la mancanza.

Quello che accade quindi è che per coprire un’emozione che non si può sentire, se ne scelga un’altra.

Le combinazioni possibili sono limitate al numero di emozioni, ma le sfumature ovviamente sono quelle che contano perchè raccontano la storia di quel ciascuno soltanto.


Alle volte abbiamo la percezione di questa sovrapposizione, come se ci fosse un piccolo bug nel sistema, minuscoli momenti in cui percepiamo Matrix. Ad esempio non so se vi è mai capitato di incontrare persone arrabbiate perchè sono state lasciate dal partner, e non era la rabbia come fase di elaborazione del lutto.


Questo sistema si rinforza e si autoalimenta. È stato certamente utile e necessario nell’infanzia, ma crescendo possiamo non averne più bisogno.


Poi cosa accade nella vita? La psicoterapia, per fortuna: uno spazio fisico e relazionale sicuro, protetto, in cui scoprirsi per la prima volta e conoscere le emozioni, un passetto alla volta.

Alle volte poi potrà succedere che in un pomeriggio qualsiasi arrivi un’ondata improvvisa di tristezza che vi lascia fradici. Per allora sarete attrezzati, saprete che l’acqua che vi bagna il viso e la maglietta sono le lacrime, che ora si può sentire quell’emozione.

Sarà tristissimo e liberatorio allo stesso tempo.


Buona scoperta!




Erskine, R.G. & Zalcman, M.J. (1979). The Racket System: A Model for Racket Analysis.Transactional Analysis Journal, 9: 51-59 (trad. It. Sistema Ricatto: Un modello per l’analisi del ricatto, Neopsiche, 3 (5), 1985).










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